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Foresta del Cansiglio


 

Vi trovate nella frazione di Sant’Anna da dove è possibile solamente intuire l’estensione della Foresta del Cansiglio.

Seguendo le indicazioni per Col Indes invece si raggiungono punti d’osservazione che permettono una vista sull’intera piana.

L’emersione dal fondo marino di questo imponente rilievo di roccia carbonatica che si affaccia sulla pianura Veneto-Friulana è testimoniata dalle ricche presenze fossilifere.

Ciò che colpisce del Cansiglio è la mancanza di un reticolo idrico superficiale e la sua morfologia costituita da rilievi smussati e numerose depressioni: l’area è infatti un altipiano carsico ricco di doline e inghiottitoi, ossia depressioni e fratture nella roccia, all’interno dei quali convogliano le acque superficiali.

La certezza della presenza umana di 12.000/13.000 anni fa è data dagli studi recenti condotti per 12 anni dal dipartimento di Archeologia e Paleontologia dell’Università di Ferrara. L’indagine partita nell ’83, grazie ai finanziamenti regionali e ai contributi di enti e associazioni, ha avuto termine nel ’95 con la raccolta di più di 43.000 reperti e schegge di selce utilizzate dai cacciatori per diverse funzioni. Reperti che hanno fornito preziose informazioni sulle migrazioni seguite al ritiro dell’ultima glaciazione del Quaternario. La prima testimonianza scritta del Bosco d’Alpago è un Diploma di Berengario Primo risalente al 923. Con tale documento l’imperatore romano donò la foresta al feudo del vescovo di Belluno. Nel 1404 il bosco divenne proprietà della Repubblica di Venezia che nel 1548 lo impiegò come “Bosco da Reme della Serenissima”. In tale occasione vennero delimitati i confini del Cansiglio tramite la messa in posto di oltre 300 Cippi. Il governo francese e quello austriaco, succeduti alla Serenissima, attuarono una gestione del territorio disattenta, offrendo alle popolazioni contermini al bosco occasioni di rivalsa sul patrimonio forestale fino a quando, dopo la nascita del Regno d’Italia nel 1861, il Governo italiano dichiarò il Cansiglio “Foresta Demaniale Inalienabile”.

Germanofoni, scesi dal nord Europa attorno all’anno 1000, alcune comunità di Cimbri si stabilirono sull’altopiano di Asiago. In difficoltà per la scarsità di faggi durante la dominazione napoleonica, 4 famiglie cimbre (Azzalini, Slaviero, Gandin e Bonato) da Roana, comune di Asiago, emigrarono in Cansiglio dove l’abbondanza di faggio offrì loro l’opportunità di lavorare e di vivere creando utensili e recipienti che riuscivano a commerciare alle popolazioni limitrofe della pianura. Da allora i Tzimbar Scatoleri del Cansiglio sono parte integrante del Cansiglio, riconosciuti dalla Regione Veneto come minoranza etnica e rappresentati dall’Associazione Cimbri del Cansiglio. La loro storia e il loro lavoro è ben documentata nel Museo dell’Uomo in Pian Osteria.

La ricca faggeta del Cansiglio diede loro lavoro come boscaioli ed artigiani, fornendo legname per la produzione degli scatoi, assicelle di lunghezza e spessore variabili finalizzate alla costruzione di setacci, di fasce per le forme dei formaggi e di altri oggetti di uso domestico. Attualmente i Cimbri del Cansiglio sono riconosciuti come minoranza etnica della Regione Veneto e sono rappresentati dall’Associazione Culturale Cimbri Scatoleri del Cansiglio.

Il bosco è caratterizzato soprattutto dalla presenza di faggi. Nel sottobosco crescono invece specie che tollerano l’ombra, quali felci, anemone dei boschi, elleboro verde e acetosella. La faggeta si trova distribuita in prevalenza sui rilievi della piana, mentre abbassandosi di quota il faggio si associa all’abete bianco e all’abete rosso formando un bosco misto che a marzo viene pervaso dall’intenso profumo del fior di stecco. Scendendo ulteriormente, in prossimità delle depressioni centrali, vi sono invece boschi di abete rosso di origine artificiale.

Il patrimonio Faunistico del Cansiglio offre rifugio a molte specie animali: i più facili da avvistare sono il capriolo ed il cervo, presenti in buon numero nella foresta. Questi erbivori, assieme al daino, sono in continua espansione per la mancanza di predatori naturali, anche se negli ultimi anni è stata segnalata la presenza della lince, dell’orso bruno e del lupo.

La fruizione turistica è favorita dalla facilità di accesso dalla pianura. È possibile approfondire gli aspetti culturali visitando il museo etnografico Zanardo, il giardino botanico Lorenzoni e il museo della cultura Cimbra in Pian Osteria. È possibile altresì praticare diversi sport quali escursionismo, mountain bike, speleologia, sci escursionistico e nordico e parapendio.

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